In un periodo tutt’altro che chiaro, il pugno di ferro tra le società di calcio e il Governo per la ripresa degli allenamenti e del conseguente campionato è ancora vivo.
Se da una parte si difende a spada tratta giustamente la prevenzione della salute, dall’altra è innegabile non considerare anche e soprattutto l’aspetto economico che gira intorno al calcio italiano, terza potenza economica del nostro Paese.
Sì, perchè molti di noi probabilmente considera il calcio semplicemente un gioco ma in realtà è a tutti gli effetti un’azienda fatta non solo di calciatori ma di tanto altro dietro: dai magazzinieri ai manutentori e a tutti i dipendenti che ruotano attorno a questo sport.
Trovare un’intesa attualmente tra le parti interessate sembra quasi una chimera: ma il tempo stringe e le società continuano a premere per la ripresa degli allenamenti e la riapertura del campionato.
Il Comitato Tecnico Scientifico della Federcalcio ha elaborato un protocollo sulla ripresa degli allenamenti, consegnandolo ai Ministri dello Sport e della Salute, Spadafora e Speranza.
Il protocollo descrive dettagliatamente tutte le varie manovre per ridurre al minimo il rischio contagio tra calciatori e anche staff con una serie di esami da sostenere 3-4 giorni prima, divisi in gruppi tra i guariti da coronavirus, i guariti dopo malattia lieve e i giocatori con anamnesi negativa (mai risultati positivi).
La fase di ritiro che durerà tre settimane prevede inizialmente una preparazione atletica e tecnica individuale sempre a distanza di almeno 2 metri.
Stanze singole, docce in camera e non negli spogliatoi, pasti a self service e distanziati a tavola. Le successive due settimane si ritornerà gradualmente al ritorno alla normalità fino ad arrivare alle partitelle senza però eliminare mascherine e distanze negli spazi comuni.
Per i calciatori provenienti dall’estero, ci dovrà essere un isolamento fiduciario prima dello screening iniziale.
Quello che ci si domanda è: se dovesse risultare un calciatore positivo o sospetto positivo, come ci si comporterà?
Nel protocollo ovviamente si parla anche di questa ipotesi ed è rigidissimo.
Prevede l’isolamento in caso di sospetto, e la sospensione dell’allenamento di gruppo, fino alla ripetizione dei test da parte di tutti gli altri componenti, in caso di una positività conclamata.
Sembrava quasi sicura la ripresa degli allenamenti di calcio il 4 maggio ma il Governo ha respinto il protocollo posticipando a sorpresa di altre due settimane.
Questo ulteriore slittamento ha portato non pochi malumori tra le società e soprattutto i calciatori, così l’Associazione Italiana Calciatori ha voluto scrivere una lettera al Governo e finalmente dar voce al loro disappunto:
L’Assocalciatorimanifesta le proprie perplessità, nonché la sorpresa, in merito alla decisione del Governo sulla modalità di ripartenza dello sport italiano. Si ritiene, infatti, discriminatoria, prima ancora che illogica, l’idea di far riprendere l’attività negli impianti sportivi ai tesserati di discipline sportive individuali e non consentire ai calciatori professionisti, così come ad altri tesserati per discipline di squadre, lo svolgimento di allenamenti in forma individuale nei centri sportivi, come peraltro già consentito nel mese di marzo. La norma rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio.
#TOMMASI: COMPLETARE LA STAGIONE
Il Presidente AIC a @SkySport
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— AIC | Assocalciatori (@assocalciatori) May 1, 2020
Non passano inosservate anche le parole del Presidente della FIGC, Gabriele Gravina, durante un meeting online:
Finché sarò Presidente della FIGC, non firmerò mai per il blocco dei campionati perché sarebbe la morte del calcio italiano. Io sto tutelando gli interessi di tutti, mi rifiuto di mettere la firma ad un blocco totale, salvo condizioni oggettive, relative alla salute dei tesserati, allenatori, staff tecnici e addetti ai lavori, ma qualcuno me lo deve dire in modo chiaro e mi deve impedire di andare avanti. Il tempo lavora a nostro favore, il danno economico è diviso per categorie: con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni di euro, se si dovesse giocare a porte chiuse la perdita sarebbe di 300 milioni, se si ripartisse a porte aperte la perdita ammonterebbe a 100-150 milioni, anche se quest’ultima ipotesi non è percorribile.
Se da una parte c’è chi non vuole assolutamente fermarsi per un danno economico e sociale importante, dall’altra c’è il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora:
La ripresa degli allenamenti non significa assolutamente la ripresa del campionato ma sarebbe un segnale importante soprattutto per i calciatori che sono fermi ormai da tante settimane. Se fossi nei presidenti delle società di calcio penserei soprattutto ad organizzarmi per riprendere in sicurezza il nuovo campionato che dovrà ripartire a fine agosto. Le decisioni che stanno prendendo anche gli altri Paesi, come in Francia, potrebbero indurre anche l’Italia a seguire quella linea che diventerebbe, a quel punto, una linea europea.
Queste ultime dichiarazioni fanno tremare l’intero sistema calcio, che nella peggiore delle ipotesi dovrà dire appunto addio al campionato e riprendere direttamente a fine agosto gli allenamenti per l’inizio del prossimo.
Anche i medici della FIFA hanno invitato a sospendere tutti i campionati fino a settembre per evitare il rischio di nuove sospensioni dovute a possibili contagi.
Nell’ultima assemblea d’urgenza indetta dal presidente della Lega Serie A Dal Pino con tutte le venti squadre di Serie A in video conferenza, sembra si vada avanti su un’unica linea: quella della possibilità di ripresa degli allenamenti il 18 maggio.
Tutto ciò potrà avvenire a patto che i nuovi protocolli siano accettati: altrimenti le società si adegueranno e di conseguenza fermeranno ufficialmente il campionato, se sarà il Governo a dirlo.
A sorpresa però il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha dato il via libera a Parma, Bologna, Sassuolo e Spal per potersi allenare.
Un consenso che potrebbe portare a delle conseguenze o un effetto domino da parte anche di altre regioni?
Molto probabilmente sì, visto che anche il presidente della Campania Vincenzo De Luca sta valutando la richiesta di riprendere gli allenamenti da parte del patron del Napoli De Laurentiis.
Il braccio di ferro tra Lega Serie A e Governo ormai sembra ad un bivio, chi la spunterà?
Raffaella De Macina
Foto copertina: Profilo ufficiale twitter Lega Serie A