Altro che “bella vita”: un calciatore su tre è depresso

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Il loro lavoro è giocare, hanno stipendi da capogiro e per questo possono avere tutte le donne che vogliono, anche se sono brutti; guidano auto costosissime e magari hanno anche un bel panfilo ormeggiato in attesa delle meritate vacanze; possono condurre una vita di lusso e permettersi qualsiasi sfizio, davvero bella la vita del calciatore!

Eppure il Sindacato Calciatori sostiene che almeno uno su tre di questa categoria di “privilegiati” sarebbe depresso. E’ quanto emerso da uno studio condotto dal FifPro (sindacato mondiale dei calciatori) su 826 giocatori (607 in attività e 219 ritirati): ben il 38% ha dichiarato di avere o avere avuto sintomi di depressione. Alcuni (il 23%) hanno disturbi legati al sonno o all’abuso di alcol. Un problema che coinvolge i calciatori di ben 11 Paesi.

Cosa li renderà così infelici?

Si tratta comunque di persone sotto continua pressione. Prestazioni, risultati, allenamenti ogni giorno nei quali magari bisogna impegnarsi per ottenere la maglia da titolare. Che stress! E poi tutti quei tifosi, gli autografi, ci mancavano solo i selfie dove si è costretto a sorridere anche se girano le scatole.  Lo ha detto anche Damiano Tommasi, presidente dell’Aic, a proposito dei numerosi casi di depressione che coinvolge la categoria: Si ragiona sempre e solo sugli stipendi, però dietro ai personaggi — e oggi si diventa tali troppo in fretta — ci sono le persone, che magari fin dall’adolescenza hanno sacrificato tutto allo sport. Un azzurro molto importante mi ha detto tre anni fa: “Un calciatore non ha diritto neanche di essere triste… Le dinamiche personali, come per tutti, non sono solo quelle legate al lavoro”.

Come dargli torto. E’ solo un luogo comune credere che extra lavoro, ovvero lontano dal prato verde,  le loro vite siano perfette. Che senso ha poter andare tutte le sere a cena fuori, nei ristoranti migliori se bisogna fare attenzione alla linea? Bisogna adottare una sana alimentazione,  priva di alcol (ma è ben noto che alcuni non resistono) e soprattutto non assumere droghe per quei maledetti test, anche loro motivo di ansie. E vogliamo parlare di tutti quegli abiti, scarpe, accessori che si devono indossare per forza, anche se non di proprio gradimento? Oltre alle divise, tute e abiti ufficiali da indossare a lavoro ci si mettono anche gli sponsor: un calciatore non è libero di vestire come vuole.

E dopo un anno così pieno di problemi un calciatore non può nemmeno godersi un mese intero di vacanze. Formentera, Caraibi, Costa Smeralda, Capri, siamo soliti a vederli abbronzati, stilosi, in bella compagnia sulle spiagge di una di queste splendide location o a bordo di uno yacht ma non abbiamo mai valutato che per loro questo relax dura solo poche settimane. Settimane nelle quali c’è la sessione estiva di mercato: stress anche in vacanza tra le telefonate del procuratore, dei giornalisti e le mille domande della gente.

Che vita, eh, poveri loro!

Il Puma Emerson, prima di passare alla Juve giustificò l’assenza dal ritiro giallorosso proprio con la depressione. Fece rumore il caso di Robert Enke (ex portiere di Benfica ed Hannover con trascorsi al Barcellona) che in seguito ala perdita della figlia di 2 anni per una malattia cardiaca si suicidò gettandosi sotto un treno. Matias Almeyda nella sua autobiografia rivelò che ha iniziato a soffrire di depressione quando era all’Inter: “Due infortuni, troppo tempo senza giocare, la psicologa all’Inter mi ha diagnosticato attacchi di panico e prescritto una cura. Da allora tutti i giorni prendo antidepressivi e ansiolitici.” Martin Bengtsson, svedese classe ’86, pescato dall’Inter a 17 anni, nel libro Nell’ombra di San Siro svela di aver fumato qualche canna di troppo, racconta di alcuni festini e rivela di essere stato ricoverato in una clinica psichiatrica dopo aver tentato il suicidio in una vasca da bagno tagliandosi i polsi. Lo stesso Vieri denunciò l’Inter per aver subito danni psicologici (tra cui insonnia e depressione). Anche Buffon nel suo libro racconta di aver vissuto un lungo periodo di forte apatia.

Oltre al conto in banca, oltre ai gol e gli scatti dei fotografi, le auto, le ville, oltre le vacanze a Dubai ci sono degli uomini. La depressione è una malattia che può colpire anche i calciatori siano essi giovani catapultati in un mondo di pressioni o quelli colpiti da infortunio o ancora quelli che hanno fatto sacrifici per raggiungere un obiettivo che poi sfugge e quelli che hanno terminato la carriera e devono reinventarsi.

Il dottor Vincent Gouttebarge, capo della ricerca condotta da Fifpro afferma: “A differenza di quanto si possa credere, la vita del calciatore nasconde dei lati oscuri“, altro che vita facile! E’ proprio vero che i soldi non fanno la felicità.

Ma siamo sicuri che loro farebbero a cambio con chi ogni mattina deve LETTERALMENTE sudarsi la pagnotta?(o le ferie, termine sconosciuto dai più) …

Caterina Autiero

(*immagine da gazzetta.it)