Sono passate quarantotto ore dal momento in cui Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus, ha deciso di disattivare tutti i suoi account social: quarontotto ore in cui la notizia ha generato un caos mediatico di portata epocale innescando una vera e propria caccia agli Haters di turno, colpevoli di aver costretto il tecnico livornese alla fuga dal mondo dei network.
Nel giro di un battibaleno, giornali, pagine fan, riviste hanno indossato le armi, impugnato i vessilli e si sono precipitati a combattere una vera Crociata in nome del povero Max, i cui profili erano stati subissati di ingiurie e affronti vari dopo il naufragio contro l’Atletico, tanto da indurre l’uomo a chiudere tutto.
In realtà, girando il web in lungo e in largo, non si trova conferma che la motivazione sia realmente questa. Anzi, lo stesso Massimiliano sembrerebbe essere semplicemente stanco di queste strategie di comunicazione al momento, preferendo una sorta di ‘silenzio stampa’ 2.0.
Che a dirla tutta, è anche una buona idea in questo momento abbastanza delicato per la Juventus.
Eppure la Crociata prosegue come un’onda incontenibile.
Mi viene da pensare che il mondo virtuale, oramai da anni, ci ha abituati – brutto temine ma corrispondente a realtà – a casi di efferata brutalità nei commenti alle pagine di personaggi noti, nella fattispecie dei calciatori.
Posso citare a tal proposito gli auspici di morte arrivati a Higuain al momento del suo trasferimento dal Napoli alla Juve, le minacce di ogni genere arrivate a Santon in occasione di un suo errore quando era ancora all’Inter, passando per le maledizioni varie arrivate al povero Matteo Bonucci quando suo padre si trasferì al Milan.
Non ultimi, gli oltraggi letti sul profilo Instagram di Diego Simeone, dopo la gara contro la Juventus, cui è stata augurata la perdita della bambina appena nata. Proprio da parte delle stesse persone, paladine di moralità, che in questi ultimi due giorni stanno gridando all’oltraggio.
La Crociata dell’ incoerenza.
Gli Haters sono uguali per tutti, quindi a questo punto o si combatte sempre o non si combatte mai, o quanto meno non si faccia del finto moralismo.
Chiudere un account per evitare il tutto è scelta legittima, ma da qui a creare casi di martirio, direi che si sta correndo troppo. Ricordo che esistono i sistemi per difendersi, come la denuncia, per esempio. E che la follia fa parte del gioco dei social.
Se è vero – e questo non lo sappiamo – che Allegri ha rimosso i suoi profili per le offese ricevute, lo ha fatto da persona che cerca di tutelare i suoi diritti. Indignarsi perché ciò accade “a una allenatore cui dobbiamo solo gratitudine” è motivazione inopportuna, quasi ridicola.
Il rispetto per l’uomo non si misura in base a quanti scudetti ha nel suo palmares, o dallo stemma sulla giacca del club.
Fermo restando che chiudere un account è una scelta, non una costrizione. In alcuni casi addirittura una decisione che parte dall’alto…
Abbiamo davvero considerato tutte le ipotesi prima di partire in Crociata?
Daniela Russo