A più di una settimana dal clamoroso ammutinamento dei calciatori azzurri, si cerca di capire da cosa o chi abbia avuto inizio un’azione così eclatante
Da quasi dieci giorni ormai non si parla d’altro a Napoli, in quella Napoli color azzurro tutta passione e pallone.
Dopo il pareggio col Salisburgo in Champions League, ennesimo risultato “Ni” per la squadra guidata da Ancelotti, i giocatori si sono rifiutati di tornare in ritiro, come imposto dalla società guidata dal patron Aurelio De Laurentiis.
Il ritiro, dicevamo, è stato disertato dai calciatori: all’indomani del fatto clamoroso, un vortice di congetture, polemiche, critiche feroci e quant’altro, si è abbattuto su tutto il Napoli, dall’allenatore al presidente, passando ovviamente per i responsabili effettivi del “botto”.
Ma ci si chiede da giorni da chi possa realmente essere stata accesa la miccia che poi ha portato all’esplosione della bomba post partita.
Procediamo con ordine: il “parco giocatori” del Napoli annovera ottimi elementi in forza alla squadra da parecchi anni: Mertens, Callejon, Insigne, Koulibaly ed Allan.
Tutti hanno finora reso e dato il massimo, diventando punti fermissimi di una rosa sempre competitiva e attiva. Come è nel corso naturale degli eventi, anche per i migliori può arrivare il momento di cambiare, di vivere nuove esperienze professionali. Prendiamo in esame proprio Allan, richiesto lo scorso gennaio dal PSG per 60 milioni di euro.
Com’è e come non è, Allan è rimasto a Napoli a giocarsi il campionato e la Champions League alle cifre proposte dalla società partenopea.
Questo “no” al club francese – presumibilmente da parte di ADL – deve avere alimentato malumori nel brasiliano, centrocampista tra i migliori del panorama calcistico mondiale, dotato di notevole forza fisica e ottime qualità tecniche.
La promessa di un possibile trasferimento a fine stagione, qualche cavillo legato all’ingaggio o ancora un mix di questi elementi e del malessere generale (dovuto al non certo brillante rendimento in campo del gruppo in questa prima fase della stagione): queste le micce che potrebbero aver innescato il meccanismo che è sfociato con l’ammutinamento del gruppo.
Da qui, lo abbiamo detto, una sfilza di ipotesi e polemiche incessanti che solo male hanno fatto e stanno facendo a tutto il calcio che ruota intorno alla città partenopea.
Un immenso “tutti contro tutti” che non sembra aver ancora trovato una via d’uscita e una soluzione che riporti il sereno in casa Napoli.
Oltretutto, alla vergogna per questa situazione paradossale si aggiunge la denuncia da parte della giovane moglie di Allan, Thais – peraltro incinta del terzo figlio – di insulti pesanti ricevuti sui social e di un tentativo di furto in casa.
Un episodio su cui la Procura ha avviato una indagine per capire se ci siano dei collegamenti col periodo nero che sta vivendo la squadra, per capire se Allan possa davvero essere un capo – rivolta o se si tratta di un increscioso fatto isolato.
Ad ogni modo, che sia vero o meno che il volenteroso e massiccio giocatore del Napoli possa essersi messo a capo del drappello di “rivoltosi”, non giustifica atti vandalici e offensivi nei confronti della famiglia.
Per quanto riguarda l’aspetto puramente calcistico, nei prossimi giorni – complice anche la pausa per gli impegni delle Nazionali – verrà fatta luce sui fatti accaduti nello spogliatoio del Napoli dopo la partita di Champions. Forse tornerà il sereno in vista degli importanti impegni in campionato e della stessa Champions, con in ballo il passaggio agli ottavi.
Una speranza che possa diventare reale, nel rispetto di una intera città, dei suoi tifosi, della passione innata per i colori azzurri.
Simona Cannaò