Alla Juve di oggi serve la Juve del 2008

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L’eliminazione dalle Champions e la sconfitta con il Napoli hanno creato non pochi disagi in casa Juve, mentre è imminente il Derby d’Italia: occorrono ripari, subito

C’è maretta in casa Juve. Malgrado i tentativi di società e tifosi di placare gli animi, la tensione e il disagio sono evidenti agli occhi di tutti; la “riunione di incitamento” fatta dagli ultras mercoledì a Vinovo non ha nulla di ordinario, checché se ne dica. Non si può chiamare contestazione? Ok, ma siamo sicuri che, se la Juventus avesse conservato il suo vantaggio di sei punti sul Napoli, i tifosi per il 25 aprile avrebbero preferito senza dubbio  una gita fuori porta.

Invece il pari di Crotone e la sconfitta in extremis con i partenopei hanno riaperto il campionato a 4 giornate dalla conclusione, riportandoci in un clima molto simile a molti anni addietro, in cui i vincitori si decidevano all’ultimo sprint. Solo che questa squadra, oggi, appare provata.  Innanzittutto fisicamente, ma non solo.

Proprio come lo scorso anno, la Juventus di marzo non è mai arrivata: siamo ancora là a aspettarla – che ingenui – sapendo che mai arriverà. Non arriverà, e allora con grande nostalgia ripensiamo a due stagioni fa, al campionato della rimonta in cui la Juventus – non solo a marzo –  inanellò una roba come 22 vittorie e un pari: una tabella da capogiro. Un trionfo nato soprattutto dalla testa, dalla voglia di rivalsa dopo essersi trovata al dodicesimo posto.

Un po’ come questo derby d’ Italia di 10 anni fa:

Una Juventus appena tornata in Serie A affronta la dominatrice assoluta del campionato, l’Inter destinata a vincere il triplete da lì a due anni, in casa a Milano. Una Juventus che porta dalla serie cadetta le ferite dei campi assolati del sabato pomeriggio e di una guerra che ancora oggi non sembra finita. Una Juventus cui è stato portato via tutto, tranne il suo DNA: con quel DNA e con quei Nedved, Del Piero, Trezeguet e Camoranesi, che avevano saputo farsi piccoli negli stadi della Serie B, la Juve affronta senza alcuna paura la prima della classe. Non ha nulla, più nulla da perdere.

Una partita giocata a viso aperto, quasi con spregiudicatezza: ma la Signora è consapevole di aver imparato la preziosa attitudine all’ umiltà. Con essa, oltre che con la sua solita coppia Del Piero – Trezeguet, rischia di punire severamente i nerazzurri penalizzati dalle assenze di Cambiasso e Vieira, che solo grazie agli strepitosi interventi di Julio Cesar non accusano uno svantaggio più rotondo.

La Signora in vista del match contro l’ Inter di sabato deve gettare via la paura, subito: quella paura di perdere tutto, di vedere una stagione improvvisamente a rischio fallimento là dove si pensava di poter dormire sonni tranquilli. Invece il sonno è diventato brutto dopo Madrid,  e dopo domenica sera ha assunto l’aspetto di un incubo. Bisogna ribaltare la situazione,  senza indugi.

(immagine da juventusnews24.com)

Dieci anni dopo, l’ Inter si presenta a questa sfida in serenità: è lei stavolta che non ha nulla da temere. Inutile sottolineare il vantaggio psicologico di questa condizione, nonché di avere San Siro al pienone: con il supporto di tutta l’ Italia antijuventina, inoltre. Dall’ altra parte, inutile negare, la Juve arriva a Milano con una impalcatura ricca di cedimenti ormai bene in vista.

Ma non è finita,  il motto della Juve è fino alla fine. E scavando in fondo ai ricordi, nel tessuto di quelle maglie a righe bianche e nere, bisogna ritovare quella serata di marzo al Meazza quando il dolore e la rabbia sono stati più forti delle delusioni e del timore. La Juventus, sabato sera, ha bisogno della Juventus del 2008.

Daniela Russo

(immagine copertina da juventus.com)