Caro Alberto Mandolesi, quanto era bello essere romanisti

Quanto era bella quella dimensione sociale del calcio che univa. Grazie per averla raccontata, vissuta, tramandata!

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E adesso? I tuoi post su facebook che erano i primi a comparire in home dove li trovo? Proprio ora che è arrivato Daniele De Rossi, neanche il tempo di godertelo e te ne sei andato. Alberto, ti do del tu perché me lo avevi espressamente chiesto, era iniziato tutto con un’intervista e si è trasformato in sporadiche ma piacevoli chiacchierate sulla Roma.

Tu che sei stato voce storica dei giallorossi dai tempi di Nils Liedholm, sei stato uno dei primi ad intuire il talento di un giovane 16enne di nome Francesco Totti nel giorno del suo esordio in Serie A a Brescia. Era il 28 marzo del 1993, il resto è storia e tutti la conosciamo.

Amavi condividere la tua autentica passione per il calcio con i tuoi ascoltatori, raccontando sempre aneddoti particolari, ricordando date storiche, raccontando di bandiere di un calcio che non esiste più se non nei ricordi di persone come te che l’hanno respirato, vissuto amato.

Mi dispiace non essere riuscita a chiederti tante di quelle curiosità sulla Roma del passato e del presente che, ironia della sorte, mi vengono in mente solo ora. Non era dovuto ma ti ringrazio per avermi raccontato di una Roma mai vissuta, per aver condiviso riflessioni e pensieri calcistici come fossimo vecchi amici o colleghi, eppure non ci siamo mai incontrati di persona.

Avevo condiviso con te il mio amore per il calcio e di come volessi trovare il modo per raccontarlo. Sai adesso ho intrapreso una nuova strada ma quell’amore non è mai svanito. Ho solo deciso di proteggerlo.

L’ultimo tuo messaggio risale al 17 giugno scorso. Data particolare per noi cuori giallorossi non trovi? Quanto è bello essere romanisti Alberto! Quanto è bello anche se si soffre spesso. Quant’è bella questa dimensione sociale del calcio che unisce. Grazie per averla raccontata, vissuta, tramandata!

Ci piazzeremo al quarto posto? Batteremo nuovamente il Feyenoord? So che da qualche parte tu lo sai… raccontacelo.

Elisa Licciardi