Alberto De Rossi, l’allenatore dei giovani giallorossi

La lunga storia d'amore tra Alberto De Rossi e la Roma

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Nato a Roma il 9 settembre 1957, Alberto De Rossi entra nel mondo del calcio da giovane e da parecchi anni è legato all’ambiente giallorosso.

Storico allenatore della Roma Primavera, ha iniziato la carriera come calciatore professionista vestendo diverse maglie tra le quali quella del Livorno, con cui negli anni 80 ha conquistato una splendida promozione in Serie C. La squadra non subì neanche una sconfitta durante questa stagione.

Nel 1992 annuncia il ritiro e l’anno dopo approda alla Roma come allenatore:

“Era l’estate 1993. Sarà stato il 24 o il 25 luglio. Io ero nella mia Ostia. Al mare. Stavo facendo il bagno. Mi dissero che era squillato il mio telefono era Bruno Conti. Mi disse che un allenatore delle giovanili se ne era andato. Mi chiese se mi andasse di sostituirlo. La mia risposta fu un sì entusiastico”.

Arrivato a Trigoria, dopo un colloquio con il primo dirigente – all’epoca Agnolin –  diventa allenatore delle giovanili.

Inizia così la lunga esperienza di De Rossi senior sulle panchine giallorosse dei settori giovanili. De Rossi ricorda:

“Iniziai ad allenare i più piccoli, i Pulcini, la classe del 1984. Non mi andò male, alcuni di loro fecero strada come Aquilani, Ferronetti, Corvia (…), un gruppo fantastico. Restai con loro per quattro anni. Un periodo meraviglioso, culminato con lo scudetto Giovanissimi Nazionali a Catania. Una giornata indimenticabile per il nostro settore giovanile”.

Passa poi ai Giovanissimi Nazionali, classe 1985. Con questo gruppo De Rossi arriva in finale ma perde contro il Torino.

Dopodiché il salto prima negli Allievi:

“Un salto naturale. Ci sono rimasto quattro anni. Ho avuto notevoli soddisfazioni in campo, due finali e una semifinale, ma soprattutto riuscimmo a fare un grande lavoro con il biennio ‘86-‘87, gruppo che poi avrei ritrovato più avanti e che per la Roma è stato molto prolifico visto che parecchi di quei ragazzi sono poi arrivati nel calcio dei grandi”.

Nella stagione 2003/2004 finalmente l’approdo in Primavera:

“In quella Primavera ritrovai i miei ragazzi del 1984 che ho avuto la fortuna di allenare in tutte e tre le categorie. Con loro ho condiviso momenti bellissimi, ho ricordi emozionanti ma purtroppo anche dolorosi come la prematura scomparsa a 29 anni di Andrea Servi”.

De Rossi e i suoi lupacchiotti riuscirono a conquistare lo Scudetto l’anno successivo:

“Nella stagione 2004/2005 fu subito Scudetto. Era una squadra fortissima. Un biennio di grande qualità, c’erano Cerci, un fenomeno, che non ha reso per quello che poteva, Rosi, Marsili, Grillo, Simonetta, Greco, Virga. Prima delle finali, però, ci capitò qualche sfortuna, alcuni giocatori forti e importanti si infortunarono come Simonetta e Cerci, ci pensò Bruno Conti a sistemare le cose facendo salire in Primavera Corvia e Scurto determinanti per la vittoria”.

La prima vittoria importante non si scorda mai: “La ricordo con grande orgoglio, soprattutto perché giocavamo sotto età. In semifinale riuscimmo a battere la Juventus di Criscito, Marchisio e De Ceglie”.

Grande uomo e allenatore, oltre che scopritore di talenti, ha allenato diversi importanti giocatori: il già citato Aquilani, Florenzi, Viviani, Pellegrini, Bertolacci, Politano, Caprari, Okaka, Cerci, Corvia, Ciciretti, Greco, Mazzitelli, Calabresi, Ricci, Rosi, Tumminello, Verde, Verre e Luca Pellegrini. E molti altri, per lui difficile definire i più forti.

Ha anche allenato Joseph Perfection, il giovane scomparso prematuramente lo scorso maggio, che l’allenatore ha voluto ricordare con una lettera:

“La notizia della prematura scomparsa di Joseph mi ha rattristato molto. Mi ricorderò sempre della sua gentilezza e della sua grande forza. Era un ragazzo positivo, si presentava agli allenamenti ogni giorno con il sorriso ed era sempre disponibile al lavoro”.

Ennesimo “colpo al cuore”: muore Perfection, aveva giocato nella Roma

Nell’elenco manca Daniele De Rossi, suo figlio.

Alberto De Rossi ha sempre spiegato:

“Mi sono sempre rifiutato di allenarlo, sia nelle giovanili che in prima squadra. Per Daniele. E mi sembra una scelta naturale. Per un padre è spontaneo non creare un problema al figlio. Lo dico serenamente, da genitore normale, senza voler fare l’eroe”.

Anche se a definirlo “eroe” è proprio lo stesso figlio, al quale Alberto vorrebbe passare un giorno il testimone, lasciandolo alla guida della panchina della Primavera.

Ma per ora non se ne parla perché al timone della Primavera giallorossa, almeno per un’altra stagione, ci sarà ancora De Rossi senior, in attesa  di lasciare il posto a Daniele, “Allenatore futuro”, o di averlo come collega alla guida di qualche altra squadra giovanile.

De Rossi avrebbe potuto fare il salto di qualità tra i grandi già due volte ma l’allenatore si rifiutò, e non rimpiange le scelte fatte:

“Assolutamente no. Il mio è il lavoro più bello del mondo, almeno lo è per me. Sono fortunato e mi sento un privilegiato. In passato ho avuto diverse offerte da club di serie B, ma ho sempre scelto di lavorare con i giovani. E poi, parliamoci chiaro, io sono alla Roma, un grande club. Amo il mio lavoro. Amare quello che si fa è un ottimo punto di partenza. Il resto ce lo devi mettere te. E questo è quello che ogni giorno cerco di trasmettere ai miei ragazzi, anche se so che non è semplice. Mi sento un privilegiato a poter fare quello che mi piace, ma questo non significa che arrivare dove sono arrivato sia stato un percorso semplice o che il risultato fosse scontato”.

Si riconferma dopo quasi 28 anni ancora alle giovanili della Roma, alla guida della panchina della Primavera giallorossa, dopo aver vinto sette trofei: 3 Scudetti nelle stagioni 2004/2005, 2010/2011 e 2015/2016, 2 Coppe Italia nelle stagioni 2011/2012 e 2016/2017 e 2 Supercoppe nel 2012 e 2016.

E per Alberto De Rossi non c’è posto più bello dove allenare e coltivare talenti:

“Al di là delle vittorie che pure fanno piacere, la soddisfazione più grande è vedere i tuoi ragazzi fare il salto in prima squadra. Alla Roma non ci limitiamo a formare solo il calciatore, ma vogliamo crescere uomini e professionisti”.

 

Michela Asti