Agnelli sorride, nasce la SuperLega. Ma ride bene chi ride ultimo…

È nata la SuperLega: cosa faranno le italiane - e soprattutto la Juve - per dimostrare concretamente di poterne fare parte?

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Fonte immagine Twitter il Napolista

Da due giorni oramai la SuperLega è l’argomento che tiene banco in assoluto nel mondo del calcio. Andrea Agnelli l’ha avuta vinta e con un tocco di biliardo si scrolla di dosso tutte le recenti critiche.

Eh sì, perché la notizia della nuova competizione ha cancellato con un colpo di spugna tutti i malumori della tifoseria bianconera davanti alla stagione a dir poco mediocre della Vecchia Signora.

Così, di punto in bianco, il Presidente è tornato agli occhi di tutti il volpone di sempre, capace di sorprendere il suo pubblico con scelte ardite e futuristiche.

E lui intanto se la ride, godendosi il suo momento di gloria.

Fonte immagine: Twitter
Fonte immagine: Twitter

Improvvisamente prendono forma i suoi silenzi e le sue assenze: persino quella – ancora ingiustificabile – da tutti notata il giorno dell’eliminazione dalla Champions League.

Già, la Champions.

Oggetto di desiderio irraggiungibile da parte del tifo di Madama, improvvisamente diventata vaso di Pandora, solo perché gestita dalla “satanica” Uefa.

Grazie all’abile  Agnelli e all’ancor più abile Florentino Perez, autore di un’arringa meravigliosa a favore della neonata Lega, la UEFA da oggi è per tutti la personificazione di tutti i mali del calcio.

Che alla Uefa non allevassero stinchi di santo, questo lo sappiamo un po’ tutti.

Ma che adesso si presenti questo progetto élitario e utilitaristico come l’Ente salvatore del Football europeo… Beh, io ci andrei con i piedi di piombo.

Sappiamo bene che il primo interesse celato dietro alla SuperLega è economico. Lo sa bene il Presidente bianconero, che mai come in questo momento storico si trova in una situazione di emergenza di bilancio.

I finanziamenti alle squadre che aderiscono al progetto permetterebbero d’un colpo di risanare il rosso dei conti e di offrire capitale vitale per la società di Torino.

Andrea ride, giustamente: in un attimo è tornato a essere l’eroe, alla stregua di dieci anni fa quando – così dice la narrativa – ha ripulito  le scorie di Calciopoli. 

Ma Andrea Agnelli è lo stesso Presidente che, da tre anni a questa parte, insieme ai suoi dirigenti si è reso colpevole e complice di scelte avventate che hanno portato la Juventus oggi allo stato attuale.

Una squadra completamente da rifondare.

Il team manager bianconero è stato sottoposto a dure e oggettive critiche negli ultimi periodi soprattutto all’estero, dove non hanno esitato a rimarcare che una squadra che ambisce alla SuperLega deve curare innanzitutto il progetto tecnico.

Entrare a far parte del calcio dei ricchi  non lo rende magicamente competente o capace di confrontarsi come una realtà stravincente come quella di Perez e del Real Madrid.

Pur partendo dall’anno 0 nella nuova Lega, la Juventus – se non rivoluziona se stessa e la propria mentalità, di cui Agnelli è emblema – continuerà a arrancare a cospetto delle potenze europee, abituate a vincere e a dominare.

Come si colma questo gap ideologico da qui a agosto?

Dubito che il caro Andrea conosca la risposta.

Perciò buon per tutti che Agnelli sia felice e che il suo pubblico (tranne pochi) sia altrettanto  felice di “volare” in SuperLega. Ma a ridere, si sa, hanno ragione sempre gli ultimi.

I tifosi sono galvanizzati perché finalmente Agnelli ha messo a tacere tutti in Serie A: vorrei ricordare, invece, che nel promuovere il progetto ha coinvolto la tanto odiata Inter, che a detta della piazza è responsabile della caduta del 2006.

Pertanto io evito di pensare a Agnelli come un eroe. Sicuramente è un opportunista, che coglie al volo l’occasione per mettere una (enorme) pezza sui propri errori.

Fregiandosi di una meritocrazia ottenuta per eredità dall’Avvocato – che portò la Juventus sul tetto del mondo – ma che lui non ha saputo replicare quando è arrivato il suo momento. Al contrario di Real Madrid e Barcellona, per citarne due.

Intanto non sottovaluterei le ritorsioni della Uefa: le parole di Ceferin, forse di ripicca, forse no, dichiarano una guerra che si prospetta lunga.

Tutti sono sicuri che Andrea riderà fino alla fine?

Intanto colgo l’occasione per dire che noi, in quanto redazione, non appoggiamo il progetto della SuperLega. Innamorate di un altro calcio, che – siamo consapevoli – è da tempo morto, ci schieriamo  a difesa di quei pochi contenuti che rendono ancora oggi, ancora per poco, il calcio un mondo di sogni.

Vi lascio con questa foto, che emblematicamente ci rappresenta.

Maglia Leeds
Fonte immagine Twitter Calcio in Pillole

 

Daniela Russo