Agnelli, Elkann, Marotta: come sta cambiando il Summit della Juventus

0
661

Che in casa Juventus, l’aria sia cambiata ce ne siamo accorti già da un bel pezzo.
Tanti cambiamenti, troppi …

Dall’arrivo di Cristiano Ronaldo, una svolta epocale per una società come la Juventus -non proprio predisposta ad effettuare spese pazze-, alla partenza di Giuseppe Marotta –un fulmine a ciel sereno che ha lasciato tutti praticamente senza parole-.

Un dirigente come Marotta, più o meno protagonista della rinascita della Juventus del dopo Calciopoli, in presenza di Umberto o Gianni Agnelli si sarebbe fermato anche oltre la legittima pensione e  nessuno lo avrebbe mai allontanato.
E’ evidente che, tra il Presidente Andrea Agnelli e Giuseppe Marotta (ricordiamoci un uomo di nome John Ellkann) si sia rotto qualcosa: visioni, approcci differenti e prese di posizione inconciliabili hanno portato il gruppo –  in apparenza molto affiatato –  a spaccarsi forse in più pezzi.

La famiglia Agnelli non ha mai sopportato chi le rema contro: nessuna tolleranza. A causa di questo si è arrivati ad una rottura imprevista e netta, ma oggi Andrea Agnelli pare determinato a fare ciò che vuole, anche a costo di rompere gli antichi schemi della sua famiglia.

NELLA FOTO GIANNI AGNELLI E ANDREA AGNELLI – AG ALDO LIVERANI SAS

Il Presidente non ha dubbi su come si vuole procedere, e chi non è d’accordo si accomodi fuori

Oggi il parterre dirigenziale è formato da quarantenni di larghe vedute, il cui obiettivo è di far uscire la Juventus dall’oblio europeo e renderla veramente capitale d’Europa.

Quindi si può immaginare che un dirigente come Marotta, legato alla gestione precedente, possa non sentirsi così affine ad una politica potenzialmente rischiosa per l’immagine della Juventus stessa, facente parte di Exor.

Si dice di posizioni lontane sulla questione Ronaldo, ma si dice anche qualcosa di più grave, riferito alle vicende della delicata faccenda tra la Juventus ed ipotetici rapporti con l’organizzazione di crimine organizzato.
Mentre il nostro calcio si congratulava (a denti stretti) con la Juve ed i suoi dirigenti per l’operazione Ronaldo, ecco succedere qualcosa di veramente singolare: il giocatore viene accusato da una “intrattenitrice” americana di violenza sessuale, un “crimine” accaduto anni prima ed in apparenza concluso con un accordo.

Davvero strano che questa storia non sia uscita fuori mentre l’atleta prestava servizio presso il Real Madrid: guarda caso, appena Ronaldo ha finito di appendere in casa gli ultimi quadri, ecco spuntare come un fungo una storia che ovviamente non fa bene a lui e di riflesso alla Juventus.

Anche il fatto di cui sopra, del coinvolgimento tra Juventus e crimine organizzato per storie di bagarinaggio, speculazioni e frequentazioni poco chiare con esponenti di mafia, mina l’immagine della società che si difende comunque provando il contrario.
Tutte accuse poco chiare e prive di fondamento, vicende dove non emerge mai l’autentica verità, proprio perchè sembra sempre la Juventus chiamata a render conto di ciò che fa, quindi spesso processata e altresì spesso assolta.

Nella foto: Fabio Paratici , Giuseppe Marotta , Andrea Agnelli , Pavel Nedved – Photo LaPresse – Daniele Badolato

L’agguerrita e aggressiva politica di Andrea Agnelli non piace a tutti: i ‘giovin signori’, che tanto “giovin” non sono più, dopo anni trascorsi ad ingoiare rospi, hanno detto basta questa volta imponendosi con un “si fa così”.

Bisogna però aspettarsi un conto da pagare, che non è finito con la faziosa Calciopoli, (‘inventata’ non si sa bene per chi e perchè).
La realtà indica comunque un cambiamento nel modo di concepire alcune operazioni un tempo considerate dei veri e propri tabù: oggi la dirigenza non si cura della presenza della Fiat, sulla quale – orfana di Marchionne –  è calato un curioso silenzio.

Giuseppe Marotta, dopo una cospicua e profondamente gratificante liquidazione e buona uscita, pare che approderà all’Inter: questo ci fa capire che la storia, almeno questa, si chiuderà senza strascichi e sgradevoli conseguenze. In fondo al manager non cambia niente, se non il rammarico di essere stato licenziato dalla Juve.

 

Cinzia Fresia