Ademola Olajade Lookman è diventato l’emblema del successo dell’Atalanta, portando la squadra alla conquista dell’Europa League, il primo trofeo internazionale per la squadra di Bergamo. 

Nella notte della finale di Dublino, il cielo irlandese si è tinto di nero-blu, tra i 12.000 tifosi presenti all’Aviva Stadium, mentre la festa è proseguita a Bergamo, euforica ed estasiata dalla tripletta del suono beniamino, Ademola Lookman. 

Una tripletta eccezione, che ha portato di diritto l’attaccante anglo-nigeriano, nella scala dei record delle competizioni europee.

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Sì, perché Lookman è uno dei cinque calciatori che hanno segnato una storica tripletta in una finale europea, insieme a Ferenc Puskás, Alfredo Di Stéfano, Pierino Prati e Jupp Heynckes. 

“Sono felicissimo, ce l’abbiamo fatta tutti insieme e abbiamo scritto la storia. Il trofeo verrà con noi a Bergamo, incredibile. L’Atalanta è un club ambizioso, la scorsa stagione è stata bella e quest’anno abbiamo vinto. Ora festeggiamo…” 

Queste le primissime parole del calciatore ai microfoni di Sky Sport, al termine della partita. 

Un successo incredibile, il suo, forse, già scritto nel suo nome, Ademola, che significa «corona» o «regalia che arricchisce la mia ricchezza».   

(1) Leagues Reporter su X: “1st goal 2nd goal 3rd goal Which of these, Ademola Lookman’s, goals against Bayern Leverkusen is the baddest 💭🥶? https://t.co/44s3wWdZiW” / X (twitter.com)

Nasce il 20 ottobre del 1997 a Wandsworth, un quartiere a sud di Londra, da genitori nigeriani e qui, forse, inizia a sognare proprio questa notte di successo, mentre la sua infanzia scorre lenta, scandita dagli allenamenti di calcio. 

Tuttavia, è un’infanzia che lo porta riflettere su ciò che conta di più, la famiglia. È infatti sua madre a permettergli di crescere senza troppe difficoltà, aiutando quel figlio che ha il sogno del calcio: 

«Mia madre faceva lavori precari quando ero piccolo e vivevamo in un quartiere disagiato di Londra, dove la mia famiglia si era trasferita. Era difficile, perché il frigo era sempre vuoto. Quasi sempre andavo a mangiare a casa di amici».  

(1) B/R Football su X: “Ademola Lookman celebrating with his mom 🤗 https://t.co/Ez0DEHQ4OG” / X (twitter.com)

Una figura, quella di sua madre, a cui Lookman deve tanto: «Sono così grazie a lei, mi ha insegnato cosa vuol dire la parola sacrificio. Lei andava a lavorare e io rimanevo in casa con mia sorella maggiore, ma quando tornava non ci faceva mai pesare la situazione. Non si è mai lamentata, non ha mai mostrato una debolezza né messo pressione a noi». 

È proprio grazie a sua madre, che inizia la sua carriera, partendo dalle giovanili del Charlton, per poi esordire il 3 novembre 2015, a 18 anni in prima squadra.

Il 5 gennaio 2017 passa all’Everton, esordendo 10 giorni dopo in Premier League contro il Manchester City al 90’: in tempo per segnare il definitivo 4-0. 

Nato in Inghilterra da genitori nigeriani, Lookman è convocabile da entrambi i paesi e nel 2017 è nella lista dei 23 convocati per il mondiale Under-20 che l’Inghilterra riesce a vincere, proprio grazie a lui.

È sua, infatti, la doppietta che consente di vincere, per 2-1 la finale contro il Costa Rica, oltre ad aver segnato in semifinale contro l’Italia, risultato di 3-1. 

Dopo la magica estate, però, viene ceduto in prestito al Lipsia, nel gennaio del 2018, trovando poco spazio e ritornando a Liverpool a fine prestito.

Qui, però, subisce un pesante infortunio, e fa ritorno a Lipsia nel luglio del 2019, a titolo definitivo: 18 milioni. 

E ancora prestiti, Fulham e Leicester, ed è proprio qui che si fa notare agli occhi degli osservatori della dea Atalanta. 

A segnalarlo a Gasperini era stato un dirigente che l’aveva visto al Leicester e il tecnico bergamasco aveva intuito che avrebbe potuto far meglio più avanti nel campo. 

Sfide, come si vede, ben accettate, il cui risultato è stato ripagato, come si intuisce dalle parole di Lookman dopo la finale di EL: 

“Negli ultimi due anni sono stato in grado di fare un salto di qualità, giocando in maniera più costante. C’è voluto più di quanto avessi previsto ma sono contento. Non è che l’inizio: spero di vivere altre notti come questa”.  

Lookman arriva, quindi, a Bergamo nell’estate del 2022 per 15 milioni, segnando in queste due stagioni 22 gol in 60 partite. 

Una lunga strada, dai campetti della periferia londinese alla non lontana Dublino, quella di Lookman, che sembra una storia sul filo di “Ce l’ho fatta”. 

“Sognavamo un momento come questo da anni, da quando Ade era un ragazzino. Stasera i sogni sono diventati realtà. Quando ha segnato la terza rete mi sono messo a piangere, sono felicissimo per lui. Lavora sempre tantissimo, è un ragazzo tranquillo. Molti pensano che sia presuntuoso ma è solo timido. Ha sempre avuto una gran voglia di imparare, migliorarsi ed arrivare al top”. 

Si è espresso così, ai microfoni di Tnt Sports, Felix Emanus, ex allenatore del Waterloo, squadra nella quale Lookman ha iniziato da bambino. L’attaccante che può sorprendere: ala, seconda punta o trequartista. Aggiungiamoci anche un’ottima capacità di sfruttare gli spazi e la potenza di tiro, tra velocità e dribbling, che lo rendono ad oggi, corteggiato dal Barcellona, col suo ds Deco in tribuna. 

Cadere per poi rialzarsi, rialzarsi per poi rivedere le stelle brillare ancor più forti.

Perché è questo che rende meraviglioso il calcio, piccole storie che tornano a far emozionare in grande, a sapere che si può sognare e continuare a farlo. 

È anche grazie a lui che l’Atalanta può sollevare il suo secondo trofeo dopo 61 anni, nel segno non solo della dea, ma di Ademola Lookman. 

 

Rosaria Picale