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Addio Marek, Capitano di una vita, Capitano per sempre

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Ciao Marek,

Non avrei mai pensato di scriverti una lettera, di averne il bisogno.
Sicuro non avrei mai pensato di doverla scrivere in questa situazione.
Invece eccomi qui, andando contro il mio solito cinismo, abbandonando il freno delle emozioni e aprendo il mio cuore a te, il calciatore con cui sono cresciuta vedendo il Napoli. Ci ho messo un po’ a realizzare la notizia e sperare che il tuo trasferimento sarebbe avvenuto a fine stagione…  e invece eccoci qui.

Ai titoli di coda di questa meravigliosa storia d’amore.

Non so chi di preciso mi abbia trasmesso la passione per questi colori, forse mio padre, forse mio zio o mio nonno. Non lo so, ma ho molto di cui ringraziare. La prima esultanza, la mia prima gioia avvenne nel giugno del 2007: avevo poco più di 9 anni.
Ricordo che non guardammo la partita ma la sentimmo per la radio, io e mio padre, e alla fine esultammo come due pazzi al fischio finale. Mio padre già lo aveva fatto in passato: io no, io non avevo mai provato questa sensazione per la squadra della mia città, di cui ero comunque e a prescindere tifosa.

Ricordo… poiché nell’estate dello stesso anno due ragazzini atterrarono a Napoli, con la faccia di chi non sa bene dove si trovi.
Uno era Ezequiel Lavezzi, il Pocho, con pizzetto e capelli lunghi; l’altro, in bermuda, infradito e tracolla era un  diciannovenne slovacco: tu, che timidamente sorreggevi quella maglia azzurra sbiadita tra le mani.

Ricordo i mormorii della gente, che non aveva idea di chi foste e che pensava  non foste all’altezza per costruire una squadra di Serie A.

Col tempo ricordo che ho smesso di stare a sentire i giudizi dei ‘tifosotti’.

Ricordo che arrivasti in punta di piedi, notato per caso nella società del Brescia.

Ricordo che scegliesti la maglia numero 17, che a Napoli è “ ‘a disgrazia ”, ma forse tu non lo sapevi.  Grazie a te, questo numero ora non ha più un’accezione negativa perché l’hai indossato tu per più di un decennio… altro che disgrazia! È stata una benedizione.

Immagine il Napolionline

Ricordo che il tuo primo gol in Azzurro fu contro la Sampdoria, nel 2007, e per qualche scherzo del destino la tua ultima partita al San Paolo è avvenuta proprio con i blucerchiati.

Ricordo mia nonna che una volta esclamò “uh marò, e chi è chist?” (uh mamma, e chi è questo?) restando di sasso davanti la tv vedendo un giovanotto dall’acconciatura stramba.

Ricorderò i tuoi tanti, mille soprannomi che ti sono stati dati in questi anni:

Marekiaro

… perché vederti al centrocampo era meraviglioso come andare di prima mattina a Marechiaro, a Posillipo, a fissare l’alba e lasciarsi inebriare dal suono del mare e dal centro fra i capelli e fonderti con la città di Partenope;

Oro Colato

… perché hai sempre dimostrato di essere un tassello importante e prezioso per la squadra e la città;

Patrimonio dell’UNESCO

… perché per noi sei sempre valso tanto e abbiamo dovuto proteggerti dalle grinfie altrui.

Ricorderò per sempre il Tre Tenori dei tempi andati, tu con Lavezzi e Cavani.

Ricorderò per sempre i tuoi 121 gol e forse è anche per questo che hai “perso” nel tempo i capelli laterali, per quante volte hai esultato alla tua maniera “aggiustando” la cresta verso l’alto.

Ricorderò con malinconia quell’eterno ragazzo timido, introverso, correre in mezzo al campo con i calzini in giù e quei tanti tatuaggi, tra i quali anche momenti importanti con Napoli.

Ricorderò quella doppietta nel 2009 a Torino: la vittoria contro la Vecchia Signora, che mancava da ben 21 anni. Quella partita finì 2-3 per noi, grazie a te. E ricorderò anche che grazie a te nel 2011 arrivò la prima storica qualificazione agli ottavi di Champions, contro il Villareal.

Ricorderò che con te nella rosa abbiamo vinto due Coppe Italia e una Super Coppa.

Tu come noi hai il rimpianto più grande, quello dello scudetto ma permettersi determinate speranze in Italia è da coraggiosi.

Ricorderò uno slovacco, arrivato a Napoli, innamoratosi della città e della tifoseria: praticamente diventato più napoletano di molti altri che ci sono nati nella città ai piedi del Vesuvio, quello che molti invocano e che tu partita dopo partita hai zittito sul campo facendo da scudo e dimostrando che il calcio è ben altro: è amore, passione, sacrificio ma anche divertimento, è gioia e dolore.

In questo decennio tu sei stato un riferimento, un’icona, e che i bimbi volevano a tutti i costi il tuo stesso taglio di capelli, perché volevano essere come te.

Immagine Getty

Ricorderò i tuoi record tra 520 presenze, 121 gol e 111 assist:
mai nessuno come te!

Ricordo quando, sempre contro la Samp, nel dicembre del 2017 mi trovavo allo stadio e arrivasti a superare il record dei 116 gol. Hai tolto il primato di 115 gol al D10S: io che non ho mai visto il Napoli di Maradona posso dire con orgoglio che almeno ho visto il Napoli di Hamšik.

Ricorderò tutte le volte che sono andata allo stadio ed ho potuto vederti dal vivo.

Ricorderò le tue dodici stagioni al Napoli e quando per la prima volta, nel marzo del 2010, indossasti la fascia da capitano. Sì, perché a 22 anni sei diventato il più giovane capitano della storia del Napoli, surclassando Antonio Juliano.

Ricorderò la tua lealtà e il tuo amore di questi anni, dimostrati anche fuori dal campo rifiutando onerose ed insistenti offerte da parte di Milan e Juventus.

Recentemente, dopo voci di offerte dall’estero, tu dicesti che se mai avessi sentito il bisogno di lasciare Napoli non saresti mai andato in squadre europee perché non potevi.

Ricorderò le tue 6 stagioni da Capitano, da leader, uno degli pilastri importanti della storia del Napoli… il modo in cui baciavi la maglia e con quale entusiasmo cantavi sotto la curva… ma questa volta te le voglio dedicare io queste righe:

“Un giorno all’improvviso, mi innamorai di te,
il cuore mi batteva, non chiedermi perché”.

Anche se andrai nel lontano, ad estremo Oriente, “l’amore è quella cosa che tu sei da una parte, lui dall’altra, e gli sconosciuti si accorgono che vi amate. Chest’è.”, come diceva il grande Troisi.

Ricorderò con dispiacere la vittoria di un sabato di fine gennaio, perché dopo la partita hanno comunicato del tuo imminente addio… così.
La tristezza, la malinconia e l’amarezza hanno accomunato tutti noi tifosi in questi giorni sia per i  presenti allo stadio sia per chi non c’era ma se lo avesse saputo… se lo avessi saputo!

Non c’era Giudizio Universale che potesse fermarci nel vedere la tua ultima apparizione nel tempio calcistico un po’ malandato napoletano.

Però ricorderò la tua promessa, di fare un’amichevole in estate per salutare i tifosi. Ora lo hai detto eh, noi non dimentichiamo.

Quando sabato sera ho comunicato la notizia del tuo addio a mio padre, si è raggelato, nemmeno lui voleva crederci; ma in cuor nostro sapevamo che più prima che poi sarebbe arrivato questo giorno…

Ho vissuto la felicità mista a speranza generale di una tua permanenza almeno fino a fine stagione, dopo il comunicato della Società del Napoli che saresti rimasto qui finché il club asiatico non avrebbe rispettato a pieno gli accordi previsti: ma poi “ai cinesi” non sfugge nulla e ti hanno voluto a tutti i costi.

Ricorderò i tuoi figli, napoletani, che non volevano lasciare la città e ti hanno chiesto: “Papà, perché andiamo via?”. Bimbi, sarete sempre i benvenuti, sappiatelo: non ci lasceremo mai, siete figli del Vesuvio, siete figli di Partenope.

Ricordo lo striscione che ti dedicò la curva una volta:

“Donare la carriera ad un unico colore… vivere la vita da uomo di valore.
Portaci lontano immenso Capitano”.

Non potevano esserti dedicate parole più belle, più giuste.

Hai speso tutto qui, non hai trovato più stimoli, l’amore e la fiducia reciproci che hai instaurato nel tempo con noi non bastavano più a fermarti.
E così hai deciso di andartene in Cina in punta di piedi, quasi come per non dare fastidio ma con il rispetto di tutti i tifosi, per la tua splendida carriera, per aver fatto crescere insieme a te una o più generazioni.

Hai passato il testimone a Fabiàn Ruìz, sapevi che ne sarebbe stato all’altezza.
Ma tu sei irraggiungibile.
Ti sei dimostrato una vera bandiera, e non solo di Napoli, ma del campionato italiano che ne ha persa un’altra.

Ma tu sei ancora di più.
Tu sei ancora un ragazzo travestito da uomo, sei una persona umile, un calciatore con dei valori.
Tu sei raro in un mondo fatto di soldi, tradimenti, di cose materiali, di lamentele e mancato rispetto nei confronti del gioco e dell’allenatore.

Immagine Sky sport

Ricorderemo la scalata verso i primi posti e che negli alti e bassi, nella gioia e nella tristezza, nelle soddisfazioni e nei rimpianti, tu ci sei sempre stato.

Sei entrato nella storia di Napoli, sei diventato certezza ed ora dovremmo farne a meno, almeno per un po’.

Tutti avevano immaginato il tuo addio diversamente, con una grande festa. Non è stato così. Hai pensato di fare una cosa intima con la squadra e lo staff. Per noi, almeno per ora, ci hanno pensato i bimbi della scuola elementare dei tuoi figli della cittadina che ti ha ospitato, Castelvolturno.

Era d’obbligo.

Io ti ricorderò sempre, ogni giorno, perché sarebbe “blasfemo” staccare il tuo poster dalla stanza.

Eterno Capitano, ti aspetteremo. Ci rivedremo.
Passi la fascia ad un napoletano di fatto ma ti saremo sempre grati per quel che hai fatto. Vivi nelle strade di Napoli e nella storia della squadra.

O Capitano, mio Capitano!

Buona fortuna per tutto, Napoli sarà sempre casa tua.

Con immenso affetto,

Una tifosa napoletana.

Valentina Vittoria

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