Sarebbe voluto andare sugli spalti di San Siro con le sue protesi alla Pistorius, ma l’ex difensore dell’Inter non ce l’ha fatta. Mauro Bellugi è morto in una Milano che si prepara a ospitare il derby della Madonnina.
Bellugi, 71 anni compiuti il 7 febbraio, è morto a seguito di un’infezione all’ospedale Niguarda.
A darne la notizia è la famiglia, la moglie Loredana e la figlia Giada. L’ex campione era ricoverato dallo scorso novembre per problemi legati all’anemia mediterranea ed era risultato positivo al coronavirus.
L’ex nerazzurro aveva dovuto subire anche l’amputazione di entrambe le gambe, ma non si era mai perso d’animo.
Grinta sui campi e grinta nella vita, un combattente fino all’ultimo respiro, un uomo e un giocatore che non si può dimenticare. In carriera aveva vestito le maglie di Inter, Bologna, Napoli, Pistoiese, oltre alle 32 presenze con la casacca della Nazionale. Uno scudetto conquistato nel ’71 con i nerazzurri e due Mondiali.
Un solo gol in carriera, in un match di Coppa Campioni contro il Borussia Monchengladbach il 3 novembre del 1971. Bellugi, in quell’occasione, vestiva la maglia dell’Inter, la sua Inter.
“Ho giocato anche con Bologna e Napoli ma la mia famiglia è stata l’Inter, l’Inter è nel cuore”.
La sua forza e il suo spirito combattivo l’hanno accompagnato sul campo prima e nella vita poi. Un guerriero elegante, uno sportivo onesto leale e un uomo dalla straordinaria ironia.
Quell’ironia che non lo ha mai abbandonato, neanche dopo il calvario che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi.
“Mi hanno tagliato anche la gamba con cui ho segnato al Borussia il mio unico gol”.
Mauro Bellugi mancherà ai nerazzurri così come mancherà agli avversari, che in questa triste giornata lo ricordano insieme con affetto. La sua Inter giocherà con il lutto al braccio e prima del derby con il Milan, così come sugli altri campi, sarà osservato un minuto di silenzio.
Alessandra Cangialosi