Cosa si può dire di Giampiero Boniperti che non risulti scontato e banale?
Cosa si può dire di un uomo che, dapprima come calciatore, in seguito come dirigente, ha rappresentato ogni giorno, ogni ora della sua vita, la Juventus?
Cerco le parole ma sono tutte – tutte – superflue.
Quello che ha fatto alla Juve è storia, scritta nei palmares, raccontata dai più grandi giornalisti. Dai calciatori che lo hanno amato, seguito, rispettato.
Io sono solo una dei tantissimi, dei milioni di persone che lo hanno guardato e identificato con la bandiera, con i colori della squadra del cuore.
Io che da bambina avrò sentito non so quante volte mio padre sentire: “Sivori, Charles, Boniperti”, roba che nemmeno l’Ave Maria.
Non voglio aggiungere nulla a quelle parole che ancora oggi sto leggendo, parole che mi appaiono vuote, contornate da quella retorica che è tipica delle occasioni come questa.
È giusto che altri parlino, che lo faccia per esempio Alessandro Del Piero, che lo ha vissuto sulla sua pelle, per 19 lunghissimi anni.
Io penso all’uomo, a quanto possa essere stato bello e entusiasmante rappresentare in tutto il mondo la Juventus, la Vecchia Signora e tutto ciò che ne conseguiva.
Ma anche oneroso, difficile, tra scelte delicate che non riguardavano solo il calcio.
Penso al prezzo che si paga, sempre e comunque, a essere considerati un simbolo.
Penso alla pazienza per stare dietro a tante teste, a tanti ragazzi giovani, a tanti colleghi e pure ai giornalisti.
Giampiero Boniperti ha avuto una vita lunga, piena.
Mi sarebbe piaciuto potergli chiedere a quattr’occhi il vero significato di quel :“Vincere è l’unica cosa che conta”, perché sono convita che noi tutti non l’abbiamo capita.
Mi piacerebbe adesso potergli dire che con lui muore l’ultimo pezzo della Juventus che mi ha fatta ridere, piangere e sognare.
Quella Juventus in cui la misura tra le cose dette e quelle non dette era sempre quella giusta.
Quella in cui i tifosi in qualche modo si sentivano ancora parte del tutto e si sentivano più liberi, più ricambiati nel loro amore.
Quella Juventus che già da tempo non esiste più ma che forse lui riusciva ancora a tenere in vita, anche con i capelli tutti argento, anche se non lo vedevamo più in giro.
La vita gira, si muove inesorabile e ti costringe anche alle più dolorose separazioni.
Addio Giampiero: sappi solo che quello che tu hai fatto non si potrà replicare.
Daniela Russo