Aveva cullato e allevato il Sassuolo come un figlio, Giorgio Squinzi.

Lui, uomo d’affari, abituato al freddo regno dell’imprenditoria e della chimica, riversava nello sport tutto lato passionale della sua vita.

L’azienda Mapei l’aveva fondata suo padre Rodolfo, nel 1937.  Un papà appassionato di ciclismo, che era stato anche professionista. Non a caso la Mapei ha sponsorizzato per anni la squadra Mapei – Quick Step. Come tutti i bravi figli responsabili, lui ne avrebbe poi preso le redini facendo coesistere l’eredità familiare con il proprio amore per il calcio (è stato un grande tifoso del Milan).

Sergio Sassi, vice Presidente dei neroverdi, lo convinse a partecipare insieme a altri al risanamento delle sorti del Sassuolo, al tempo in C2. Squinzi si gettò nel progetto con la forza tipica dei sogni, con un progetto che riportò in breve la società in B:

 

«Perché la Mapei mica fa lo sponsor a una squadra di terza serie».

Un team acquistato per soli 30mila euro, che finisce a disputare l’Europa League: questa era la filosofia di Giorgio Squinzi, la sua capacità di coltivare un progetto e farlo crescere senza limiti di ambizioni, lavorando da squadra nell’industria come nel calcio.

Squinzi e moglie
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Il suo sogno sarebbe stata la Champions League. Lo ha sfiorato. 

Con il ‘Dottore’, il Sassuolo e tutta l’industria perdono un uomo rampante, abituato a non porsi mai limiti ma pronto a scommettere a occhi chiusi sulla più emozionante delle sfide.

Non sarà affatto facile sostituirlo.