Non si arresta la corsa incessante al nuovo allenatore in casa Napoli. Dopo l’addio di Luciano Spalletti, patron Aurelio de Laurentiis è di nuovo alla ricerca di quello che per lui deve essere l’allenatore perfetto.
In una recente intervista ai microfoni di Tg2 ha così commentato:
“Il nuovo allenatore? Il Napoli è sempre in buone mani, bisogna stare sereni e tranquilli. Faremo un bel campionato.”
Ma a discapito di queste, rassicuranti pretese, per il popolo napoletano sembra essere l’ennesima prosecuzione di una storia ben nota ai più.
Non è un caso, né tantomeno si nasconde il fatto che, durante tutti gli anni della sua era come presidente del Napoli, gli allenatori arrivino e vadano via.
Una panchina dove molti si sono stanziati, rimanendo per due, tre anni, per poi trovare altri stimoli e decidere di andarsene.
Un caso? Eppure, ogni volta, De Laurentiis cerca sempre di gettare un alone di mistero.
Si è parlato inizialmente di una lista di ben 42, possibili, candidati (parola del presidente) che, con il passare del tempo, si è assottigliata sempre di più.
Una cosa è certa, però: colui che erediterà la panchina del tecnico vincente, dovrà saper gestire le pressioni di una piazza che ha vinto e che, senza mezzi termini, non intende mettere freni.
Non si tratta solò della squadra campione in carica, ma di come ha vinto il suo terzo scudetto: miglior attacco, miglior difesa e miglior differenza reti.
E chi sarà il prossimo mister?
I bookmaker danno come favoriti tre nomi ideali: Paolo Sousa, Rudi Garcia e Christophe Galtier.
Del primo, però, si allontana sempre più la vista, assottigliata dopo un recente incontro con il presidente. È notizia dell’ultim’ora la sua dichiarazione: “Per ora l’idea è di restare, sto già lavorando per la prossima stagione”
Cancellata la pista campana, sembra che le sirene azzurre parlino francese. Garcia e Galtier: mister G.
Tra le ipotesi al vaglio, sembrano le più confermate dai principali tabloid.
Il tecnico del PSG sarebbe vicino a un accordo per la risoluzione, che prevede 6 milioni di indennizzo che ha provveduto a informare De Laurentiis, chiedendo 5 milioni di euro netti.
Una carriera da ex calciatore, tra cui del Monza, per il tecnico marsigliese classe 1966.
Fresco campione del Paris Saint Germain, se fosse lui il nuovo tecnico, ritroverebbe a Napoli un suo ex pupillo Victor Osimhen. Era sotto la sua guida, nella stagione 2019/2020 che il capocannoniere della Serie A esplose, prima di giungere in Italia. In quelle occasioni, Galtier disse di lui:
“Ha grandi ambizioni. Conosce il suo percorso, lavora molto, è pieno di energie e di entusiasmo. Vuole finire al meglio la stagione e fare tanti gol.”
Un allenatore deciso, capace di vincere prima il campionato francese col Lille, nel 2021, e nel 2023, con la squadra parigina.
Un uomo dalla forte personalità, senza nessun “timore” per allenare il tridente da sogno, Neymar-Messi-Mbappé, che a discapito delle qualità individuali, era più spesso un nodo di “prime donne”.
Sarà questo suo essere autorevole ad aver incuriosito De Laurentiis, per accogliere l’eredità di Spalletti?
Tecnicamente, le sue squadre fanno un largo uso delle verticalizzazioni, mantra di Luciano Spalletti, tendendo a costruire il gioco partendo dal portiere; inoltre predilige un pressing alto e la marcatura stretta a uomo.
I suoi moduli più usati? 4-2-3-1, 4-4-2, 3-4-3 e 3-4-1-2.
Eppure, “l’ombra” di Spalletti non sembra voler abbandonare il Napoli.
L’altro nome caldo sembra essere quello di Rudi Garcia, allenatore che precedette Spalletti sulla panchina della Roma, dal 2013 al 2016.
Nella sua prima annata in giallorosso inanellò dieci vittorie consecutive e chiuse la stagione al secondo posto (record di punti:85), lo stesso l’anno seguente, esonerato nel suo terzo anno a gennaio.
Un bilancio conclusivo di 61 vittorie, 35 pareggi e 22 sconfitte. Da lì, poi, due esperienze in Francia, prima al Marsiglia e poi al Lione.
Sembra essere alla ricerca di riscatto in Europa dopo l’esperienza deludente all’Al-Nassr, conclusa il 13 aprile, con la risoluzione contrattuale del contratto, dopo neanche un anno di contratto.
Con le sue squadre, schiera prettamente il 4-2-3-1 o il 4-3-3, preferendo un gioco prettamente offensivo, con possesso palla e fraseggio corto.
Preferisce che i suoi giocatori adoperino un pressing alto, per recuperare velocemente il pallone, per poi passare alla verticalizzazione. La sua difesa prevede un centrale, fisicamente prestante e uno bravo ad impostare il gioco, rendendo i suoi terzini utili in fase d’attacco.
Passa poi al centrocampo, con un interditore e il regista, per poi terminare con un centravanti partecipe, e i trequartisti capaci di compensare l’assenza reti dell’attaccante.
Queste sono le premesse in attesa del 27 giugno, data ultima per conoscere l’allenatore del Napoli, o anche prima. Chiunque sarà, dovrà però dimostrare tanto, capace di dare al Napoli il giusto proseguo alla favola scudetto.
Rosaria Picale