Ibrahimovic vince il Guldbollen, il Pallone d’Oro in versione svedese, ennesimo riconoscimento in una straordinaria carriera fatta di successi sia a livello personale che di club, per la nona volta consecutiva dopo il primo vinto quando vestiva la maglia della Juventus nel lontano 2006.
I giurati, un po’ indispettiti dalla lunga tradizione che lega il capitano della nazionale svedese al prestigioso premio, non hanno potuto fare a meno di arrendersi al suo talento. Zlatan ai microfoni de La Gazzetta dello Sport e di Aftonbladet ricorda così la prima volta che ha ricevuto il Guldbollen:“Ricordo quando visi la prima volta, fu un grande momento, ma non ero contento perché volevo vincere ancora“.
Con la qualificazione ai playoff contro la Danimarca, validi per l’accesso all’Europeo di Francia, Ibra trova anche il tempo per parlare di Milan, squadra con la quale ha scritto pagine di grande calcio e dove avrebbe potuto fare ritorno la scorsa estate per la gioia dei tifosi rossoneri che non hanno mai smesso di amarlo e che sono certamente rimasti con l’amaro in bocca per il suo mancato arrivo.
“Il Milan per me è il club più grande in cui abbia mai giocato e io ho giocato in tanti club importanti ma il Milan non ha paragoni, per come lavorano, per l’organizzazione. E poi avevamo una squadra fantastica”, racconta Zlatan ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. “L’estate scorsa c’è stata un’offerta concreta del Milan. Se io avessi detto sì avremmo fatto l’affare. Ma non siamo arrivati fino a quel punto, non era quello che volevo, però ero grato al Milan“.
Dichiarazione d’amore verso la Milano rossonera che continua in questi termini, dove c’è spazio anche per una piccola e magari non voluta frecciatina ad Adriano Galliani. “San Siro, Milano, la gente, la lingua..ho ricordi bellissimi. L’Italia è la mia seconda casa e mi sono trovato molto bene lì. Fosse per me non avrei mai lasciato il Milan“. Ibra che alla domanda riguardo ai colpevoli della sua partenza chiosa in questi termini: “E’ un capitolo chiuso, è andata com’è andata e ora ho altri obiettivi”.
Obiettivi che prevedono un futuro pieno di calcio giocato: “Non mi accontento mai. Il giorno in cui dirò che sono contento sarà quando avrò smesso di giocare a calcio, perché vorrà dire che non avrò più obiettivi da raggiungere. Allora vi inviterò nel mio museo”. Parola di Zlatan.
Cecilia Stuani