Georgia Viero, attrice e conduttrice italo-argentina dalle mille passioni e musa di Biscardi, si è confidata in esclusiva perGolDiTaccoASpillo. Ospite della prima edizione del format“L’aperitivo nel pallone”, ideato e promosso da Giusy Genoveseed Erika Eramo, ha parlato del suo rapporto con il calcio, uno sport, secondo lei, attualmente malato e violento.
Chi è Georgia Viero?
Georgia è una ragazza di origine argentina, una ragazza curiosa e dalle mille passioni. Proprio questa forte curiosità mi ha spinto a interessarmi a più attività e a vivere la vita in tutti i suoi aspetti. Laureata in lingue, faccio la modella, un po’ per hobby e divertimento, mi dedico anche al mixaggio, ho seguito corsi alla scuola per Dj e nel tempo libero mi do alla cake design. Amo, inoltre, la fotografia: pensa, ho una macchina fotografica nuovissima e mai utilizzata. Un giorno mi iscriverò a qualche corso di fotografia e la userò, giuro!
La conduzione e la recitazione, però, sono le tue passioni più grandi…
Sì, esattamente. Amo la conduzione, mi piace raccontare: sento che mi esprimo al meglio, mi sento realizzata. Stessa cosa vale per la recitazione, anche se devo ancora perfezionarmi: fare l’attrice non è semplice, bisogna essere e non fingere di essere. Questo è un percorso decisamente più complicato. Dopo alcune piccole parti in “Don Matteo” e ne “I Cesaroni”, mi piacerebbe avere ruoli più sostanziosi, magari anche in teatro.
Attualmente conduci insieme ad Aldo Biscardi il Processo: com’è nata questa esperienza? Tutto è nato nell’estate del 2013: andai a fare un provino, anche se non ne ero convinta. Dopo solo due ore mi chiamò l’agente per dirmi che il lunedì successivo avrei iniziato questa avventura. Fu una cosa inaspettata. Ormai è passato più di un anno, ma sono stata riconfermata per ben tre volte alla conduzione e questo per me è motivo di grande orgoglio: nessuna biscardina in passato ha collaborato per così tanto tempo. Biscardi, poi, è una persona carismatica, forte e dinamica e di conseguenza devi essere all’altezza. Non puoi permetterti momenti di distrazione; lui dice sempre “bisogna essere dei colonnelli alla conduzione”.
Torniamo alle tue origini argentine: il calcio lo hai nel sangue
Mio papà è sempre stato un grande tifoso laziale. Le domeniche le trascorreva davanti alla Tv a vedere le partite e spesso mi portava allo stadio da piccola. Come non appassionarsi? Tuttora ho un rapporto bellissimo con questo sport anche e soprattutto grazie al lavoro che mi porta a informarmi e a essere sempre aggiornata. Negli ultimi tempi, però, il calcio è diventato uno sport malato e violento: tutto ciò mi ha portato ad avere un rapporto con esso un po’ più distaccato.
Non a caso GolDiTaccoASpillo ha scelto te come volto della prima edizione de “L’aperitivo nel pallone” che, come ben sai, si propone di parlare di calcio con toni leggeri e ironici. Quanto il calcio attuale è lontano da questo? Tutte le persone sensate dovrebbero parlare di calcio così, con gioia e spensieratezza. Ora, invece, il calcio è diventato un espediente per tirare fuori le nostre frustrazioni che, al fine settimana, trovano sfogo con il campionato. Un altro problema poi è la spettacolarizzazione di alcune situazioni e personaggi che fanno del male a questo sport: basti pensare a Genny o agli ultras serbi, padroni assoluti dell’evento calcistico allo stadio. Questo dimostra quanto le istituzioni siano deboli e vulnerabili davanti a tutto ciò. Finché la situazione non cambia, non ho il piacere di andare allo stadio: preferisco stare comoda sul divano e vedere la partita in televisione.
Perché chi ama il calcio dovrebbe partecipare a “L’aperitivo nel pallone”?
Innanzitutto perché è un’idea originale pensata da donne e quindi crea curiosità. Ma soprattutto è un modo per parlare di calcio in maniera diversa e leggera, un momento gioioso e di condivisione di quella che è la passione per molti italiani, il calcio. Dovrebbe essere così. Sempre.
Martina Giuliano