6 dicembre 1959: dal Vomero a Fuorigrotta, la storia della casa del Napoli

La storia dell'impianto di Fuorigrotta, uno degli stadi più grandi d'Italia, simbolo di una fede e teatro delle magie di Maradona

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Stadio San Paolo, uno degli Impianti sportivi più grandi d’Italia.
La storia dell’impianto del Napoli, nel segno di Maradona

Era il lontano 1959 e lì, nel quartiere Fuorigrotta è sorta la casa del calcio Napoli.

Il progetto è dell’architetto napoletano Carlo Cocchia (autore anche della torre del Policlinico, dell’acquario tropicale nella Mostra d’Oltremare e di alcuni rioni di case popolare a Napoli).

Un progetto che venne approvato dal sindaco di Napoli Achille Lauro, che all’epoca era anche il presidente della squadra azzurra.

Prima di quell’impianto, la squadra azzurra giocava al Collana, al Vomero ma a causa dei pochi i posti a sedere in proporzione al numero di tifosi che volevano assistere alle partite (capienza di 20.000 spettatori circa) fu necessario concepire una nuova casa, più grande, che potesse permettere ai numerosi appassionati di essere presenti.

Non a caso, al suo debutto, c’erano ottantamila spettatori accorsi calorosi per assistere a Napoli-Juve.

Gli azzurri, allenati da Amadei (subentrato a Frossi che aveva collezionato 4 sconfitte nelle prime 4 giornate) affontarono a testa alta i vari Boniperti, Charles e Sivori e vinsero 2-1 con reti di Vitali e Vinicio. 

“Una Piedigrotta calcistica”, la definì il notiziario dell’epoca.

Allo stadio (che, per onor di cronaca si chiamava stadio del Sole e diventò San Paolo – in onore di Paolo di Tarso-  solo quattro anni dopo) scoppiò la festa.

Da quel giorno, l’impianto di Fuorigrotta, sarà il teatro del calcio spettacolare di Vinicio, di Pesaola, di Krol e, sul suo terreno di gioco Maradona ha regalato emozioni agli spalti gremiti e focosi come pochi.  Ebbene, proprio al San Paolo il Napoli e i suoi tifosi hanno festeggiato i due scudetti.

Quello stadio infatti, negli anni, è diventato baluardo di una fede ed è stato “caldo” come pochi in A, B e C (nel 2004 si giocò Napoli-Cittadella in serie C e al San Paolo accorsero in sessantamila).

Il progetto iniziale prevedeva un solo anello, poi si optò per due anelli distinti ma, negli anni  lo stadio fu interessato da diversi lavori di ristrutturazione.

Nel 1980, in occasione degli Europei di Calcio, si migliorò l’illuminazione e ci fu l’edificazione della tribuna Posillipo e l’installazione, di un tabellone luminoso dotato di un orologio.

Dal 1988 al 1990, fu interessato da altri lavori utili allo svolgimento dei Mondiali di Italia ’90. In quell’occasione fu costruito il terzo anello (che portò la capienza a 72.810) e una struttura in ferro che aveva l’intento di proteggere gli spettatori in caso di pioggia.

Successivamente quel terzo anello fu interdetto per rischi provocati dalle eccessive vibrazioni dovute alle esultanze dei tifosi. Così la capienza venne  ridotta a 60 240 posti.

 

Negli anni, l’impianto di Fuorigrotta è stato oggetto di vari restyling e, in tempi più recenti è stato oggetto di scontro tra il patron De Laurentiis e il sindaco di Napoli.

Il suo valore emozionale e simbolico non si discute e, nell’immaginario di ogni tifoso e cittadino, lo stadio, a Napoli, è strettamente connesso al quartiere flegreo in cui sorge.

E, la sua importanza si amplifica ulteriormente con l’intitolazione dello stesso al campione più grande che abbia mai conosciuto la città e che abbia mai calcato quel terreno di gioco dell’impianto di Fuorigrotta.

Ora è ufficiale: il San Paolo diventa stadio “Diego Armando Maradona”