37ma giornata, festa grande per Bellini, Toni e Totti

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Il campionato è ormai agli sgoccioli e come tutte le cose belle ha un inizio e una fine. Finiscono le stagioni, finiscono le partite e finiscono anche le carriere dei giocatori. La 37ma giornata di Serie A, giocata ieri, è stata ricca di lacrime ed emozioni, non solo per i risultati più o meno sofferti, ma soprattutto per le feste dedicate a tre giocatori simbolo delle rispettive squadre: Giampaolo Bellini (Atalanta), Luca Toni (Hellas) e Francesco Totti, che ha festeggiato le 600 partite in serie A con la maglia giallorossa. Ma andiamo per ordine.

Atalanta-Udinese finisce 1-1 con una doppia festa: per la salvezza raggiunta e per il saluto con una standing ovation a capitan Bellini che gioca la sua ultima partita casalinga prima dell’addio al calcio. È proprio  lo storico capitano, che è che entrato a 6 anni nei pulcini del club e per 30 anni ha indossato sempre la stessa maglia, a segnare su rigore la rete del pari al 19mo dopo il vantaggio iniziale dei friulani. Dopo il fischio finale, il nerazzurro ha raggiunto tutti i compagni e i componenti dello staff che si sono sistemati a centro campo indossando la casacca numero 6. Microfono in mano, il difensore di Sarnico ha parlato per qualche minuto in un silenzio quasi totale:

Voglio ringraziare tutti partendo dai miei compagni e da tutti gli allenatori che ho avuto per finire con i tifosi. Perché voi tifosi siete l’Atalanta, noi in campo abbiamo l’onore di indossare questa maglia ma passiamo, dopo 20 anni o dopo 6 mesi, comunque passiamo. Ringrazio la mia famiglia, mia moglie e i miei bambini e mio papà e i miei fratelli. E mi piace pensare che proprio oggi, giorno della festa della mamma, io sia qui a festeggiare l’ultima partita a Bergamo. Auguri mamma”.

Atalanta's supporters during the Italian Serie A soccer match Atalanta-Udinese at Atleti Azzurri d?Italia stadium in Bergamo, Italy, 08 May 2016. ANSA/PAOLO MAGNI

Una bella favola con un finale da sogno per un emblema di talento e fedeltà ai colori sociali a cui L’Atalanta dice grazie,  riservando al capitano un ruolo ancora da definire:

È stata una giornata incredibile, in cui si è conclusa al meglio la storia calcistica di un ragazzo comune, semplice: spero che un giorno i miei figli possano essere orgogliosi di me. La scelta di calciare il rigore? All’inizio sono stati i miei compagni a volermi affidare la responsabilità: per un secondo ho esitato, ma poi dentro di me sapevo che dovevo farlo assolutamente io, così come sapevo che avrei segnato. E così è stato. Ora con la società vedremo cosa fare: l’importante è che rimanga nella famiglia Atalanta”.

Festa grande anche a Verona, dove Luca Toni ha annunciato la decisione di lasciare il calcio giocato. Toni in carriera ha vinto e segnato tanto: 324 gol tra club e Nazionale, 157 in Serie A, 60 in Bundesliga, dove col Bayern si è laureato campione di Germania. Niente in confronto al titolo di campione del mondo conquistato nel 2006 da protagonista. La sua carriera sembrava sul viale del tramonto quando a gennaio del 2012 lasciò la Juve che stava per diventare campione d’Italia e andò all’Al Nasr. Ma ha saputo ripartire, prima tornando a Firenze e poi rilanciandosi a Verona con 48 gol in tre anni. Adesso, a quasi 39 anni, ha detto basta contro la Juventus segnando ancora una volta. E per rendere speciale anche un rigore inutile, lo ha tirato col cucchiaio, suo marchio di fabbrica. Dopo il gol  ha festeggiato facendo roteare la mano accanto all’orecchio destro, come di consueto.

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Al 40mo ha lasciato il campo godendosi la standing ovation che gli regalato tutto lo stadio, con striscioni che gli avevano dedicato, dal “Clonatelo” a “Toni vice-sindaco”. L’emozione si manifesta nelle dichiarazioni rilasciate a fine gara a “La Gazzetta dello Sport”:

È dura dire cosa provo. Posso solo dire un grazie a tutti che hanno reso questa serata magica, che ricorderò per sempre. È l’ultima, ma era giusto che arrivasse. Il rigore calciato col cucchiaio? Non so, perché io non sono molto normale, per fare delle cose belle bisogna rischiare. Non sapevo se tirarlo a destra e sinistra e ho deciso per lo scavino. È uno dei momenti più belli e più tristi perché mollare il calcio non è facile: da domani avrò l’entusiasmo di un ragazzino per fare altro, non l’allenatore perché ci sono miei ex compagni che invecchiano 5 anni ogni anno, mi piacerebbe fare qualcosa a livello dirigenziale“.

Da Verona ci spostiamo nella Capitale, dove c’erano maglie di Francesco Totti ovunque. Una marea giallorossa che è tornata a riempire l’Olimpico per festeggiare le 600 partite in Serie A del capitano.

Il  momento del “Pupone” è arrivato al 59mo quando il pubblico lo ha visto togliere la felpa e prepararsi a entrare al posto di Salah: l’Olimpico ha esultato come a un gol e la Tevere ha risposto con uno striscione dalla scritta “600 volte grazie”.

Quella contro il Chievo è stata la 600esima partita di una carriera in giallorosso, ma sommando anche le gare disputate nelle altre competizioni, il capitano arriva a 757 (55 in Coppa Italia, 5 in Supercoppa e 97 in Europa). Numeri da leggenda. Anche per lui striscioni di encomio, da “600 partite, 248 gol: de che stamo a parlà” a “Si scrive Totti, si legge Roma”.

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Un po’ si è emozionato il capitano giallorosso, con squadra e figli al seguito, mentre faceva il giro di campo come si fa a fine carriera. Ma lui di appendere le scarpe a chiodo, non ci pensa nemmeno.  Il suo saluto è un arrivederci alla prossima stagione, anche se l’accordo con Pallotta è in via di definizione.

Barbara Roviello Ghiringhelli