Home Eventi e Ricorrenze 3 dicembre 1906, buon compleanno Toro. Storia di un club centenario

3 dicembre 1906, buon compleanno Toro. Storia di un club centenario

Più di 100 anni di storia, tra 8 scudetti (uno revocato), 5 coppe Italia, assurde tragedie; retrocessioni e promozioni, un fallimento e una rinascita. Buon compleanno Toro!

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«È costituita in Torino, sotto il nome di Foot Ball Club Torino, una società avente per iscopo la pratica di tutti gli sports e segnatamente quello del Football o giuoco del calcio (fondazione 3 dicembre 1906). È espressamente esclusa ogni questione politica o religiosa. I colori sociali sono: granata e bianco. L’anno sociale ha principio col primo settembre di ogni anno.»
(Articolo 1 dello “Statuto e Regolamento” del Foot Ball Club Torino)

Nel capoluogo sabaudo il calcio arriva alla fine del 1800.
All’inizio del ‘900, a Torino, le squadre erano due: l’Internazionale Torino, gestita dal Duca degli Abruzzi, e il Football Club Torinese salvo poi fondersi, in un unico club.

La fondazione è datata 3 dicembre 1906 e avvenne in quella che veniva chiamata la birreria Voigt, che attualmente è il bar Norman sito in Via Pietro Micca.

Nasce il Football Club Torino.

Inizialmente i colori delle maglie erano il giallo e il nero e le strisce erano verticali. Solo in un secondo momento le casacche divennero granata.

Il primo incontro ufficiale fu giocato il 16 dicembre 1906 contro la Pro Vercelli, e finì con il risultato di 3-1 per i granata.

Il primo derby è datato 13 gennaio 1907, nel quale il Toro vinse con il risultato di 2-1.

mole granata torino

Fino alla Prima Guerra Mondiale i campionati disputati vedono i granata terminare sempre tra le prime quattro posizioni in classifica. Al termine del conflitto, nell’ottobre del 1919 riprese il campionato ma il Torino, come altre squadre, aveva perso molti suoi giocatori al fronte.

Per anni i granata non vinsero ma si attestarono come una squadra ostica e destinata a vincere.

Lo scudetto arrivò.

Il primo, poi revocato, è quello del 1926/27, anno in cui vide la luce lo stadio Filadelfia. L’anno successivo il Torino si riconfermò Campione d’Italia, mettendo a tacere tutte le polemiche.

Nel campionato 1928/29, l’ultimo a due gironi perché dall’anno successivo il campionato si svolse a girone unico, i granata non riuscirono a ripetere l’impresa della stagione precedente. Ma, all’inizio degli anni ’30 gli squilibri ai vertici (si suggeguirono molti presidenti) si rispecchiarono sul campo.

Fu solo dalla stagione 1935/36 che iniziò una rinascita per la squadra.
I granata conquistano la prima Coppa Italia della storia (il torneo esordì in quella stagione).

Nella stagione 1936/37 il Torino cambiò denominazione: da Football Club ad Associazione Calcio.

Negli anni ’40 la svolta e l’embrione di quel che sarà Il Grande Torino.

Ferruccio Novo acquisì la società e grazie alle sue doti costruì la squadra nota a tutti come “Grande Torino”.
Arrivarono il difensore Piacentini ed il centravanti Franco Ossola che si laureò subito capocannoniere con 15 reti in 22 partite.

Nell’estate ’41 arrivarono Menti II dalla Fiorentina, Ferraris II dall’Inter e Bodoira, Borel e Guglielmo Gabetto, detto “Il Barone” dalla Juventus ma non bastarono per vincere il tricolore (nella stagione 1941/42 si piazarono secondi, nonostante il miglior attacco del torneo con 60 reti segnate).

Novo, insoddisfatto, continuò a rinforzare la rosa e per la stagione 42/43 ingaggiò Loik e Mazzola dal Venezia, Grezar dalla Triestina e affidò la guida della squadra a Janni. Il torneo fu un lungo testa a testa tra Torino e Livorno, risolto solo all’ultima giornata con un gol decisivo di Mazzola.

Il Torino vinse il suo secondo scudetto, il primo dei cinque consecutivi.

E i Granata per anni si distensero per forza e qualità.
Quello della stagione 1947/48 fu non solo il miglior Toro di tutti i tempi, ma anche una delle più forti squadre di sempre. Questi i primati stabiliti: massimo punteggio in classifica, 65 punti in 40 gare; massimo vantaggio sulle seconde classificate, 16 punti a Milan, Juve e Triestina; vittoria in casa più netta, 10-0 all’Alessandria; 29 vittorie complessive su 40 partite giocate; maggior sequenza di gare utili, 21 partite senza mai perdere, dalla ventesima alla quarantunesima, con 17 vittorie e 4 pareggi; maggior numero di punti in casa, 39 su 40; 19 partite vinte su 20 al Filadelfia; maggior numero di reti segnate, ben 125; minor numero di reti subite, solo 33.

La magnifica storia del Grande Torino si interruppe tragicamente il 4 maggio 1949 alle ore 17,05.

I giocatori del Torino tornavano a casa da una trasferta a Lisbona e, forse a causa del maltempo o di un guasto all’altimetro, l’aereo sul quale viaggiava la squadra si schiantò contro la Basilica di Superga, avvolta in una fitta nebbia.
Nell’incidente persero la vita: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert e gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri.

Grande Torino, quel 4 maggio in cui Superga inghiottì per sempre gli Invincibili

La ripresa dopo la tragedia non fu facile. Si ripartì dal settore giovanile e i granata vissero un periodo tormentato.
Aveva bisogno di sostegno…

Così. nel 1951, nacque il “Gruppo Sostenitori Granata”, primo vero gruppo organizzato in Italia. 

Sul finire degli anni ’50, con Mario Rubatto presidente, la squadra iniziò a giocare al Comunale e, in virtù di un contratto con lo sponsor cioccolato Talmone la squadra si chiamò Torino Talmone.
Non fu un nome fortunato, anzi, i granata vissero la loro prima retrocessione in B (1958/59). 

Arrivò alla presidenza Luigi Morando che riuscì a riportare subito il Toro in Serie A ed eliminò la dizione Talmone dal nome della squadra.

Gli anni ’60 videro ottenne il miglior piazzamento del dopo-Superga, terzo posto e l’arrivo in maglia granata di una “Farfalla”: Gigi Meroni.

Il 15 ottobre del 1967, dopo la gara giocata e vinta contro la Sampdoria, il Torino vive un altro grande dolore: Meroni venne travolto e ucciso da un auto.

Gigi Meroni, la Farfalla Granata dalle ali spezzate troppo presto

Iniziarono altri anni di piazzamenti a metà classifica nei campionati fino agli anni ’70 quando, anche grazie ai “gemelli del gol” Graziani e Pulici, l Toro si aggiudicò lo scudetto con 45 punti, due di vantaggio sulla Juventus (1975/76): era il settimo scudetto, festeggiato da settantamila tifosi in delirio per il titolo, conquistato 27 anni dopo Superga.

Gli anni ’80 non furono particolarmente felici ma segnarono l’inizio dell’era Mondonico ma anche dei tristi e bui anni ’90 in cui i granata conobbero troppe volte la B.

Tanti allenatori e presidenti si sono susseguiti fino all’inizio del Toro di Cairo.

Nel 2006  l’iscrizione al campionato di serie A venne negata a causa di mancanza di garanzie economiche.

Il 19 Agosto nel bar Norman (gli stessi locali nei quali fu fondato il Torino, un tempo occupati dalla birreria Voigt), venne  annunciata la cessione della proprietà all’editore Urbano Cairo, che aveva  lanciato una proposta di acquisto.
Dopo trattative interminabili, il 2 settembre acquisì la società. 

Più di 100 anni di storia, tra 8 scudetti (uno revocato), 5 coppe Italia, assurde tragedie; retrocessioni e promozioni, un fallimento e una rinascita.

Gioie e dolori per milioni di tifosi, sempre con un unico comune denominatore: il cuore granata.

Buon compleanno Toro!

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