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17 luglio 1994: Italia a undici metri dal quarto titolo mondiale. Nel Mondiale USA, Brasile campione

Il 17 luglio 1994, a Pasadena, la Nazionale di Sacchi cadde ai rigori -fatale il tiro di Baggio-. Il Brasile vinse la sua quarta Coppa del Mondo

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“Il campionato del mondo è finito. Lo vince il Brasile”

Così, il 17 luglio del 1994, la voce di Bruno Pizzul, in telecronaca RAI, comunicava la fine del sogno americano che aveva coinvolto l’Italia.

La vittoria per gli Azzurri di Arrigo Sacchi era vicina, era a undici metri.

Fatali furono rigori; fatale fu quel penalty tirato da Baggio e così, quella palla finita alta, da quel giorno, resta ancora impressa nella mente di tutti noi.

Il rigore sbagliato come una ferita che non si rimargina: parola di Baggio

USA – Dopo esser passata tra le migliori terze, l’Italia elimina la Nigeria, la Spagna e la Bulgaria.

La finale è tutta da vivere contro il Brasile di Romario.

Tre titoli a testa; vincere significava portare a 4 le Coppe del Mondo e quindi essere in testa alla classifica di tutti i tempi. 

Allo stadio Rosebowl di Pasadena, la gara è fiacca, noiosa, tattica.
Finirà 0-0. Non bastarono 90 minuti a decretare i Campioni del Mondo e non bastarono nemmeno i supplementari.

Italia_Brasile_1994
immagine: gazzetta.it

Per la prima volta la Coppa del Mondo viene assegnata ai calci di rigore.

Baresi, eroico (appena rientrato da un’operazione lampo al menisco) sbaglia.
Pagliuca ristabilisce l’equilibrio annientando Marcio Santos.
Andranno a segno i tiri di Albertini ed Evani da un lato e quelli di Romario e di Branco per i verdeoro.
E’ il turno di Massaro, ma Taffarel nega la gioia azzurra che viene ulteriormente compromessa dal vantaggio brasiliano operato da Dunga.
Il quinto e decisivo tiro è nei piedi del Divin Codino che fino a quel momento era stato trascinatore e si era guadagnato le copertine.

immagine: Teste Di Calcio

Sappiamo tutti come finì…

Quella palla finita in cielo permise al Brasile di dedicare il titolo ad Ayrton Senna che proprio dal cielo ha assistito a quella gara (scomparso pochi mesi prima) e portò l’Italia coi piedi per terrà dopo aver sfiorato il cielo con un dito, quando il Paradiso era ad appena undici metri…

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