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13 maggio 2012, da quel giorno il calcio italiano non è stato più lo stesso

Il 13 maggio 2012 il calcio italiano perdeva alcuni pezzi da novanta. Quel pomeriggio gli addii di Gattuso, Inzaghi, Nesta, Seedorf, Zambrotta e Del Piero segnarono l'anno zero

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Era il 13 maggio 2012 quando il calcio italiano perdeva alcuni pezzi da novanta. Andava in scena l’ultima giornata di un campionato che segnò un anno zero per la storia della Serie A

A Milano Gennaro Gattuso, Filippo Inzaghi, Alessandro Nesta, Clarence Seedorf e Gianluca Zambrotta; a Torino Alessandro Del Piero: da quel pomeriggio il calcio non è stato più lo stesso per noi romantici.

L’ultima di Ringhio a San Siro da numero otto è stata in un Milan–Novara terminata 2-1 in favore dei rossoneri. La vittoria contro il Novara porta la firma di Super Pippo Inzaghi che saluta il Milan nel suo stile, con un gol da grande attaccante.
Una gara senza valenza ai fini della classifica: il Milan era ormai matematicamente secondo, il Novara retrocesso da qualche settimana.

Quella gara però resterà per sempre nella mente dei i tifosi del Diavolo che hanno dovuto dire addio anche ad altri giocatori simbolo della squadra.

 

Dopo tredici anni in rossonero Gattuso dice basta e fatica a trattenere le lacrime; viene abbracciato da tutti gli altri senatori che in quello stesso pomeriggio voltano pagina; in atmosfera da brividi, in un giorno che segnerà la fine di un’epoca: quel giorno la Scala del calcio diede l’addio a giocatori che hanno fatto la storia del Milan.

 

L’ultima di Pinturicchio con la maglia della Juventus è stata nella vittoria casalinga contro l’Atalanta con tanto di Scudetto.

È il 12′ della ripresa quando Antonio Conte decide di sostituire il 10 bianconero.
Lo stadio si ferma, la partita non esiste più esiste solo un commovente giro di campo. Lento e intriso di emozione che racchiude 19 lunghi anni. 

Il carisma, l’impegno e l’attaccamento alla maglia mostrato in campo e fuori hanno permesso a queste leggende di entrare di diritto nel cuore dei tifosi e nella storia del calcio. Perchè oltre ai piedi, loro ci hanno messo anima e cuore.

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